
La piccola orificeria
Questo mio racconto si riferisce ad un episodio accaduto poco più di una decina di anni fa, quando passeggiavo per le strade di Torino, nei pressi della Mole Antonelliana.
C’era una piccola oreficeria, gestita da una brava commerciante, era quasi l’orario di chiusura, ma la mia attenzione venne attirata da un grazioso anello, per cui decisi di entrare per dare un’occhiata, vista l’ora tarda.
La signora mi accolse amabilmente, e le chiesi se potevo vedere il gradevole oggettino. Lei lo prese, e me lo fece provare, con eleganti movenze.
Parlammo qualche minuto, ed improvvisamente sentii uno stimolo. Chiesi se c’era un bagno, la signora annuii e mi accompagnò nel retrobottega, non prima di avere chiuso la porta, dovendomi accompagnare nel retro.
Mi aprì la porta dell’antibagno, che aveva solo un piccolo lavandino, e successivamente la porta del bagno, con solo il WC. Agevolò il mio ingresso, giustificando la sua presenza a causa di alcuni oggetti potenzialmente pericolosi.
Una volta fatti i miei bisogni, altrettanto fece la signora. Indietreggiando verso il lavandino, urtai con il sedere un piccolo espositore, con un angolo appuntito, come mi causò un dolore simile ad una puntura. La signora scattò dal WC, e si offrì preoccupata di controllare se mi ero fatta male.
Effettivamente ero dolorante, e la signora mi fece appoggiare al lavandino, sollevandomi velocemente la gonna e contemporaneamente abbassandomi gli slip.
Il punto colpito era vicino al mio buchino del culo, ma era sufficiente spostare le mutandine, invece di trovarmele a metà gamba, ma non prestai particolare attenzione a questo fatto.
La signora era dietro di me, io piegata a 90° sul lavandino, e sentii le sue mani accarezzarmi delicatamente il culetto, palpandomi leggermente le natiche.
Fortunatamente non c’erano tagli, solo un po’ di male, ringraziai la signora, cercando di tirare su gli slip ma lei mi fermò, con fare dolce ma deciso, dicendomi di rilassarmi, perché doveva scusarsi con me. Non capii, ma in un attimo sentii la sua lingua perlustrare le mie zone intime.
Mi rialzai dalla mia posizione, ma la signora mi bloccò nuovamente, dicendomi “Cara, lasciati andare, ti mando in paradiso” e riprense a leccarmi con maggiore passione.
Che goduria, non avevo mai provato una sensazione del genere. La signora era una vera maestria, sentivo la sua sapiente lingua indugiare sul mio buco del culo, penetrandolo leggermente, per passare ad ispezionare ogni piccolo anfratto della mia figa, abbondantemente fradicia di umori.
Lei succhiava tutto, avidamente, inserendo anche una falange nel mio culetto impertinente, che premevo contro il suo viso, desiderosa di sentire la sua lingua in profondità.
Qualche minuto di queste succolenti attenzioni e raggiunsi un devastante orgasmo, come raramente avevo provato. Da allora, finché la gioielleria rimase aperta, andai diverse volte a visitare (in tutti i sensi) la signora, sempre alla chiusura……
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