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La prima esperienza per me di Roma

All’epoca della mia prima esperienza lesbica, non ero neppure maggiorenne, frequentavo ancora il liceo e i ragazzi erano per me abbastanza indifferenti ma ogni tanto accettavo qualche loro invito, i quali erano piuttosto frequenti.

Mi chiamo Elsa, e sono una lesbica di Roma, e ho sempre avuto capelli biondi e lunghi, un fisico perfettamente proporzionato ai miei 170 cm di altezza e la passione per le manifestazioni studentesche: fu proprio durante una di queste manifestazioni che la vidi.

Era lì, col suo fisico androgino, la maglietta degli Ac/Dc, i capelli alzati in una cresta dalle sfumature blu-verdi mentre cantava “O bella ciao” con gli altri del suo gruppo: fu quello che si può chiamare colpo di fulmine perchè da quel momento feci in modo di non perderla di vista neppure per un momento.

Non capivo cosa mi stesse succedendo e non era facile convincere la mia combriccola a stare al passo con quel gruppetto di un’altra scuola, ma riuscii nell’impresa e mi godevo la sua incredibile voce, il suo viso contratto dalla rabbia mentre urlava gli slogan e coinvolgeva i presenti col suo indiscusso carisma.

A metà percorso, dato che era una mattina particolarmente calda, il suo gruppo decise di entrare in un bar per prendere una Coca-cola.

Entrai anche io e mollai i miei compagni, nel caso li avrei rintracciati in seguito con l’invio di un sms.

Mi avvicinai al bancone, affianco a lei che era ancora tutta impegnata a spiegare il motivo di tutta la nostra indignazione nei confronti del ministro dell’istruzione.

Ordinai anche io una Coca e mi misi ad ascoltarla, o meglio, a sentire il suono della sua voce perchè non ero in grado di concentrarmi sul significato delle sue parole.

Improvvisamente si girò dalla mia parte e mi chiese se avessi mai visto realmente una borsa di studio o qualche benefit promessi dal governo ad inizio anno.

Cercai qualcosa di intelligente da dire ma il rossore mi bloccava notevolmente: avrei fatto la figura dell’imbecille proprio davanti a lei!

Non potevo permetterlo: feci un bel respiro e diedi libero sfogo alla mia capacità oratoria, difendendo gli studenti oppressi dal sistema come mai avevo fatto in vita mia e dovetti riuscirvi particolarmente bene dato che alla fine della mia filippica, lei mi guardava ammirata.

Ben presto gli altri ragazzi tornarono al corteo ed io e lei rimanemmo a parlare: eravamo giovani, con gli ormoni alle stelle e la voglia di scoprire il mondo.

Casualmente ci trovavamo vicine a casa mia, vicino a via di Ripetta, così approfittammo del fatto che i miei genitori non ci fossero per trasferirci lì: anche per lei si trattava della sua prima volta ma il caldo tocco delle sue mani e l’effetto vellutato della sua lingua, mi fecero sciogliere immediatamente.

Facemmo l’amore finchè non scoccò l’ora di pranzo e dovemmo concludere quell’idillio dei corpi fusi l’uno nell’altro, con la promessa di rivederci l’indomani.

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