Milano lesbica

Incontro inaspettato a Milano

Mi chiamo Francesca, ma è solo un nome di fantasia e oggi ti voglio raccontare la mia prima esperienza lesbica.
Qualche settimana fa un pomeriggio di lavoro a Milano è diventato un momento di scoperta e piacere profondo e completo.
Ti voglio comunicare i momenti di quella giornata perché voglio condividerli ma, allo stesso tempo, perché scrivere è un modo di serbare il ricordo per sempre e io di quel giorno non voglio scordare nulla.

L’incontro e le tentazioni

Avevo un ragazzo o almeno era nella mia vita fino a circa 20 giorni fa, quando ho deciso di lasciarlo.
Il giorno stesso in cui l’ho lasciato la mia azienda mi ha mandato in trasferta a Milano. Si trattava di una giornata leggera, dovevo incontrare un cliente ma si trattava di una cosa breve, poi sarei tornata a Roma con il treno delle 18.
Arrivo nell’ufficio del cliente intorno alle 10. Mi ricevono il capo del personale e la stagista di risorse umane.
Lei si presenta semplicemente come Marta. Il suo capo inizia a parlare, io però mi perdo e continuo a guardarla con un’intensità che non sapevo di avere.
Il suo aspetto mi colpisce subito. Era snella, di altezza media, un fisico tonico e allenato, seno abbondante, almeno una terza, e un sedere alto e sodo. Doveva avere circa 25 anni.
Mi scoprivo a volerla e desiderarla ogni minuto di più.
Eravamo seduti ad un tavolo quadrato, il responsabile stava su un lato, io e lei eravamo sull’altro. Percepivo il suo profumo di pesca.
Ogni tanto sfiorava la mia coscia e sentivo un brivido correre lungo la schiena. Era come se non sapessi più dove fossi sapevo solo che lei era ciò che volevo.
L’incontro finisce e saluto entrambi, erano le 17. Poco prima di andare via però decido di entrare un attimo in bagno, mi volevo rinfrescare.
Feci pipì e mi accorsi che le mie mutandine erano davvero fradicie. Caspita non mi era mai accaduta una cosa simile, pensavo.
Continuavo a pensare a lei e a quei seni rotondi. Senza pensarci neppure ero lì seduta in bagno e mi infilai due dita nella vagina. Le muovevo avanti e indietro e mugolava di piacere. Sapevo di essere sola.
Intanto mi chiedevo, ma ora sono lesbica? Mentre ero quasi all’apice di piacere con una parte della mia mano infilata dentro la vagina sentivo una porta che si apriva. Era quella del bagno accanto al mio.
Poi improvvisamente sento una voce. Era Marta. Mi dice “Francesca, porcellina, cosa fai lì tutta sola? Non lo sai che certe cose è meglio farle in due? Apri forza, voglio vedere il tuo fiore e leccarlo tutto.”
Ero pietrificata. Che faccio?

Il mio primo rapporto saffico

Il cuore mi batteva a mille. Eppure io non ero lesbica. Come poteva ora anche solo considerarre la sua offerta e voler fare sesso con lei? Per giunta nel bagno dell’ufficio di un cliente?
Continuavo a esitare, ma a un certo punto vedo un paio di mutandine passare sotto la porta del bagno.
Mi chino e le raccolgo, era zuppe dei suoi umori, le annuso e qualcosa in me mi dice di aprire la porta.
Così apro la porticina del mio bagno. Lei di fronte a me mi salta addosso, vuole prendermi e mi dice di essere stata attratta da me sin dal primo momento che ci siamo incontrate.
Io ero in estasi, piena di voglia e lussuria. Mi gira, inizia a sbottonare il vestito. Ora sono svestita. Ho solo un perizoma e un reggiseno di pizzo nero.
Mi sbatte con forza contro il muro mi leva il perizoma, me lo mette in bocca e poi si china sul mio fiore e con la sua lingua ha inizio un momento di estasi che non scorderò mai. Ormai godevo come una matta, mugolavo, mi dimenavo e a stento con il perizoma infilato in bocca riuscivo a trattenere le urla di piacere. La sua lingua come e più di un pene mi penetra senza darmi tregua e io provo sensazioni mai conosciute prima in vita mia.
La sua bocca inizia a salire lentamente lungo tutto il mio ventre e sostituisce la lingua con due dita dentro la mia vagina. Io continuo a non resistere.
Con l’altra mano mi sbottona il reggiseno. Io come una scolaretta in preda alla voglia di sesso per la prima volta le afferro i seni, poi infilo una mano dentro le sue mutande. Sento la sua vagina calda e umida, avevo scordata che mi aveva buttato le mutandine poco prima.
Mi sento persa in lei, metto un dito dentro e sento lei godere mentre ancora mi tormentava la vagina con le dita.
Lentamente inizio a togliere i vestiti, voglio vedere il suo sesso e leccarlo come le ha fatto con il mio. In un lampo la mia lingua è sul suo clitoride mentre lei si abbandona a me e mi prende la testa contro la sua vagina. Inizia a fare versi di tipo animalesco, non avevo mai sentito qualcuno godere così.
Stavo per slacciare il suo reggiseno quando sentiamo la porta esterna aprirsi. È la voce del custode che dice “Tutto bene qui dentro? Qualcuno mi ha detto che ha sentito dei lamenti”. Io ero nel panico e non sapevo cosa dire. Ma Marta era pronta e dice “Ero io scusa, stavo poco ora va meglio”. Mentre lo diceva aveva le dita ancora dentro la mia vagina e si divertiva a stuzzicarmi. Il custode disse solo di chiamarlo in caso di bisogno.
Io però improvvisamente guardai l’orologio, mi ricordai dell’ora e del treno che dovevo prendere. Diedi un bacio appassionato a Marta e le chiesi il numero. Sono uscita in fretta e furia e sono arrivata in stazione col taxi. Mi sono seduta sul treno ancora sudata e vogliosa di sesso. Pensavo a lei quando ho sentito un po’ di umori colarmi lungo la gamba.
D’improvviso realizzai: non avevo rimesso le mutandine.

You may also like

Leave a comment