Avevo appena rotto con Zoe, la mia prima ragazza e il ricordo del suo sorriso mi tornava in mente come le onde della risacca. Il profumo della sua pelle, liscia come un tavolo da biliardo e gli occhi, due chicchi di caffè così profondi che mi ci perdevo sempre e non potevo farne a meno, come un tossico della droga. Non riuscivo a dimenticarla. Non riuscivo a togliermi dalla mente i pomeriggi passati in stanza, da sole, con le tende socchiuse e noi immerse nella penombra. Lingue che si incrociavano avide e sapore di fumo e alcool e mani dappertutto. Esploravo il suo corpo che sapeva di sale e cioccolato bianco e di pane appena sfornato e faceva caldo. Mi piaceva quando godeva e la sentivo vibrare con la mia lingua fra le gambe e affondava le unghie nella mia carne e il suo respiro diventava affanno.
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